Verteneglio (Brtonigla) è un borgo pittoresco e confortevole della Repubblica di Croazia situato nell’entroterra istriano, a dieci chilometri circa dalla costa occidentale adriatica, tra Cittanova (Novigrad) e Parenzo (Porec). Una distesa di ulivi e vitigni, di terre nere e rosse, di sole e brezza. Colori, profumi e silenzi di collina che accompagnano la mite quotidianità degli abitanti e una vocazione naturale al turismo slow, green e gourmet non solo estivo, non solo marino, non solo di scampi, ricci e calamari. Terra di migrazioni, di mescolanze culturali e di religiosità, quasi esclusivamente cattolica, profonda e radicata come testimoniano le numerose chiese (di San Zenone e San Rocco in particolare), cappelle e capitelli.
Franco Cattunar, coi suoi 56 ettari di superficie vitata e oltre 350.000 bottiglie prodotte all’anno, è il più grosso imprenditore privato dell’Istria. Tante le varietà coltivate e vinificate ma il prestigio e la nomea internazionale lo deve alla sua Malvasia declinata nelle tipologie bianca, grigia, rossa e nera, diverse sotto il profilo organolettico come diversi sono i colori dei suoli (bianco, grigio, rosso e nero) sui quali dimorano le viti. E poi lo deve al Terrano istriano croato, al centro di una querelle europea sulla tutela della denominazione d’origine richiesta nel 2004 dalla Slovenia, col conseguente utilizzo esclusivo del nome, del quale Franco è cultore e, contemporaneamente, templare nel difenderne l’autoctonicità croata, checché ne dicano i dirimpettai colleghi produttori di Terrano, sloveni o italiani che siano.
Sorriso grasso e guascone ma piglio deciso. «È stato dimostrato abbondantemente con documentazione storica e d’archivio che io stesso ho recuperato e messo a disposizione della Commissione Europea, che il Terrano (o Teran che dir si voglia) vino che ha una spiccata similarità genetica col Refosco dal peduncolo rosso, è stato da sempre prodotto nel Carso sloveno, nei territori di Trieste e Gorizia ma in misura preponderante in Istria. Che la Slovenia ritenga di rivendicare un utilizzo esclusivo del nome è ingiusto oltre che antistorico. E per questo credo e spero che i nostri politici e amministratori giungeranno a più miti consigli riconoscendo una Dop territoriale tra l’Italia e la Croazia passando per la Slovenia che si chiami Terrano autorizzando da disciplinare, ad esempio, delle sotto zone come “italiano”, “del Carso sloveno”, “istriano croato” o simili».
Con la moglie Vesna e i figli Edi e Nicole i Cattunar rappresentano un’azienda moderna che, dopo aver lavorato sulla zonazione (le terre diversamente colorate) per anni, stanno collaborando con l’università di Zagabria e l’istituto enologico di Parenzo per l’utilizzo esclusivo dei lieviti indigeni. E anche sul legno da utilizzare per i diversi affinamenti in barrique.
Le malvasie sono capaci di espressioni e sentori diversi così come diversa è l’abbinabilità del vino col cibo fino alla Malvasia nera, vino con struttura e persistenza quasi da meditazione. «I clienti si lamentavano che le caratteristiche della mia Malvasia cambiavano di anno in anno. E a me sembrava impossibile trattandosi della stessa varietà e della stessa vendemmia nelle mie colline. Abbiamo approfondito, studiato un progetto di zonazione anche con tecnici ed esperti e capito quanto la diversa composizione dei suoli influisse sulle particolarità gustative e olfattive della Malvasia. Ne risultano vini completamente diversi».
Dai Cattunar troviamo il Terrano capace di longevità e serbevolezza che va ben oltre i dieci anni per un completo affinamento, il Moscato rosa di Parenzo e il Moscato bianco di Momiano nella forma spumantizzata Metodo Charmat e passita. E non solo vino. «Presto, integrate nell’immobile dove ci sono le cantine, dopo un attento lavoro di restauro, recupereremo alcune stanze per il pernottamento di turisti e i clienti. Siamo convinti che il nostro territorio sia molto appetibile per un turismo enogastronomico di qualità».
Z.O. Vina Cattunar
Villanova 94 52474 Verteneglio (Croazia)
Web: www.vina-cattunar.hr
San Rocco Heritage Hotel e Gourmet della famiglia Fernetich
A proposito di turismo enogastronomico di qualità, il San Rocco Heritage Hotel e Gourmet della famiglia Fernetich da qualche anno è considerato da autorevoli guide nazionali e internazionali il miglior ristorante gourmet della Croazia (fa parte con Teo, figlio del patriarca Tullio, dell’associazione JRE – Jeunes Restaurateurs d’Europe), ma anche, con quattro stelle e dodici camere, il migliore boutique hotel di Croazia. Il San Rocco è il risultato di un percorso avviato nel 2004, evidenzia Luana Fernetich, e cresciuto attorno ad un’impegnativa ristrutturazione delle proprietà di famiglia che poggiavano su tre edifici. Camere, piscine, centro benessere e soprattutto una discesa mirabile con un orizzonte lontano che si tuffa in Adriatico. Il tutto circondato da ulivi secolari in grado di garantire un olio, il San Rocco, frutto di raccolta manuale e spremitura a freddo delle migliori varietà autoctone e considerato tra i migliori al mondo utilizzato anche nei trattamenti della beauty farm. E vigneti dai quali ricavano il Cavallier, aceto di vino caratteristico che dopo la fermentazione matura vent’anni in botti di rovere. «Il soggiorno da noi — sottolinea Luana — è per un turismo non legato esclusivamente al mare, non solo stagionale. Da noi si apprezzano i percorsi ciclopedonali tra le colline, nei boschi. Buon vivere, arte culinaria, vino (più di 300 etichette) e cibo di qualità e ricerca come i preparati a base di bovino Boscarin, ma anche pesce, asparago verde, funghi e tartufo nero. E poi si, anche mare dove si arriva con dieci minuti di auto o venti di biciclette che metteremo presto a disposizione anche elettriche. La discesa è piacevolissima, la salita un po’ meno» (photo © Dean Dubokovic).
>> Link: san-rocco.hr
https://issuu.com/edizionipubblicitaitalia/docs/psi_5_2018ip/118