
I paesaggi incantevoli e pittoreschi tra Valdobbiadene e Vittorio Veneto, hanno ispirato la lirica di Andrea Zanzotto, tra i più grandi poeti italiani del novecento. La sua Pieve di Soligo (Tv), così cara a Toti Dal Monte, cantante soprano ed attrice che in queste zone è nata ed ha vissuto a lungo, aggrappata tra le colline dell’Alta Marca, è luogo di profonde radici rurali e robuste memorie gastronomiche e vinicole – http://www.pubblicitaitalia.com/eurocarni/2019/7/17582.html

I luoghi del fenomeno Prosecco, di gente festaiola, incline alla bisboccia e al gozzoviglio che Giuseppe Maffioli, attore e gourmet esperto ed appassionato ha incarnato e raccontato nelle sue narrazioni e incursioni golose, si rivelano spesso per storiche osterie custodi gelose della tradizione culinaria trevigiana e veneta. A Solighetto, frazione di Pieve, ne abbiamo più di una, ma l’Antica Osteria di Via Brandolini ne è esempio luminoso e rigoroso. Gestita dai Perenzin dal 2003, propone una cucina territoriale, stagionale, in un ambiente familiare dove la sacralità del caminetto e dello spiedo sono protagonisti. “Mio papa Giovanni – ricorda Umberto – ha lavorato per la “Locanda da Lino” fin da bambino. Negli anni si è appassionato al lavoro e alla cucina al punto di decidere nel 2003 di rilevare la licenza di questa storica trattoria che è stata anche panificio e bar. E’ iniziata così la nostra storia nell’Antica Osteria di via Brandolini raccogliendo un’eredità ricca di fascino, esempio da sempre di locale accogliente, molto familiare e di una cucina tradizionale veneta che ha nello spiedo la caratteristica principale e distintiva. E Giovanni lo cucina con amore ogni giorno. Sempre di più la nostra clientela ci chiede il piatto tipico e con esso un’esperienza enogastronomica che diventi storia, cultura e socialità tipiche del luogo di consumo.

Sembrerà strano ma sono soprattutto i più giovani che arrivano affamati di tipicità fino a spingersi a chiedere le trippe, le cervella fritte, i rognoni oltre all’immancabile pasta e fagioli con i “radici”. A queste pietanze si sommano piatti che non mancano mai come la faraona con “peverada”, il gallo “in tecia” il coniglio arrosto, oltre ai primi che seguono la stagionalità delle materie prime: funghi, asparagi, zucca e radicchio di treviso. “Avevo sedici anni quando i miei genitori hanno aperto il locale e dopo scuola e nei fine settimana ho sempre aiutato. Finito il liceo ho scelto d’imparare il mestiere. Mio padre è un grande maestro e rubavo con gli occhi quando non arrivavano le parole. Ora la mattina mi occupo dei dolci, la mia passione, e poi mi dedico alla sala. È un lavoro che chiede molta disponibilità e sacrificio, come ogni buon lavoro d’imprenditoria, e che da tante soddisfazioni. Far trascorre momenti piacevoli alla clientela riempi di gioia. Dove mi vedo tra dieci anni? Nel settore sicuramente. Oggi la nostra piccola Osteria dispone di circa settanta coperti interni e trenta esterni, nel giardino estivo che apriamo con la bella stagione. Siamo fortunati a vivere in questa zona così bella e amata”.

Per quanto riguarda le carni i Perenzin si riforniscono dall’azienda Lovison di Spilimbergo (Ud) per quanto riguarda il maiale e da Fabio Balzan di Cornuda (Tv) per tutto quanto riguarda le carni avicole. “Sono i nostri fornitori da sempre. E ci piace avere con loro un rapporto di collaborazione chiaro e duraturo incentrato sulla qualità e sulla fiducia reciproca”. Se dovessi arricchire il menu cosa aggiungeresti? “Mi piacerebbe qualche pesciolino in più, sempre della tradizione: seppie, bigoli in salsa, baccalà. Su questo vedo prospettiva”. Il personale conta tre cuochi in cucina e due camerieri che si aggiungono ai Perenzin. ” Siamo entusiasti dei ragazzi che lavorano con noi, disponibili e professionali. C’è sempre grande difficoltà nel trovare nuovo personale, anche con i ragazzi provenienti direttamente dalle scuole alberghiere.” La cucina tipica trevisana sarà la stessa anche fra dieci o vent’anni? “Sicuramente! L’importante è che i giovani non perdino l’appetito”. Colpisce l’arredo del locale, in particolare i quadri di Lino Dinetto, autore anche dei sottopiatti, ma anche i vetri artistici della Vivarini di Murano e i tessuti dalle tende al tovagliato.