E’ andata come da previsioni. E adesso che governino. Vince la Meloni, tengono il Cav (non FI) e il Terzo polo. Inaspettato 5s. Perdono malamente la Lega (Nord un tempo lontano) e il PD (gli inventori del tafazzismo). Proprio il PD va alla conta invece di sciogliersi. E Bonaccini, l’unico in grado di rianimarli, proprio per questo sarà accantonato.
Nonostante la tristezza di una campagna elettorale balneare totalmente priva di contenuti e di una legge elettorale perversa che ancora una volta ha lasciato ai soli capibastone il privilegio di selezionare e imporre squadracce di eletti ancora prima del voto, l’astensionismo, pur ragguardevole, non ha toccato le percentuali immaginate. Intendiamoci, il dieci per cento in meno di votanti rispetto a dieci anni fa basta per cogliere un segnale ulteriore di disaffezione dei cittadini all’attuale politica. Purtroppo però non nasce da un desiderio di protestare, di dare un segnale preciso e razionale. È semplicemente e tristemente il risultato del disinteresse, dell’apatia alla quale ci hanno ridotto partiti e movimenti. Del torpore, dell’indolenza di tanti cittadini verso la politica e l’amministrazione della cosa pubblica. Interessa ai capi e capetti dei cartelli elettorali essere eletti col novanta o col venti per cento degli aventi diritto al voto? Assolutamente no! Siamo all’oligarchia da tempo e agli oligarchi assetati di potere basta perpetrare sé stessi al comando.
Premesso questo, se c’è stata una cosa positiva scaturita da queste elezioni è stato sicuramente che una coalizione ha vinto nettamente conquistando una maggioranza solida sia alla camera che al senato. Piuttosto di governi balneari, raffazzonati, commissariali, meglio così per quanto ci siamo giocati, con Draghi, l’italiano più considerato e rappresentativo al mondo. Sappiamo bene per colpa di chi. Ci sarà il governo Meloni? Sembrerebbe scontato. Confidiamo governi pienamente e bene nell’interesse generale degli italiani. Le difficoltà del Paese sono tante, note, acuite dalla crisi energetica internazionale, dalla guerra in atto, dall’inflazione galoppante e da una probabile prossima recessione. Sfide complesse, da far tremare le vene ai polsi. All’orizzonte un autunno caldo come forse mai negli ultimi decenni.
Proprio la politica internazionale sembra essere l’anello debole della maggioranza di centro destra. Se la Meloni capendo di non poter fare altrimenti ha rivendicato atlantismo, europeismo e sostegno alla politica delle sanzioni alla Russia e degli armamenti all’Ucraina, lo stesso non può dirsi degli alleati che in tempi e modi diversi non hanno mai nascosto perplessità sulle reazioni occidentali all’invasione russa se non un’annosa vicinanza a Putin. In un contesto generale in cui i partiti conservatori di destra crescono nel mondo e in Europa da Trump passando per Orban, Le Pen e per i movimenti che in tanti paesi stanno emergendo, Spagna e Polonia tra questi, l’idea di governare un’Italia euroscettica o non chiaramente atlantista e condurla nell’internazionale sovranista è quanto di più pericoloso ci si possa augurare. In questo senso l’idea di affidare a Salvini o a Berlusconi la guida di ministeri come gli interni o gli esteri suonerebbe quantomeno provocatorio.
L’analisi del voto è presto fatta: ha vinto il centrodestra e ha vinto la Meloni. Tengono Berlusconi (perché tiene lui non certo Forza Italia) che col suo gruppo di parlamentari ottenuto garantisce alla maggioranza di avere i numeri e pure il terzo polo agli esordi. Perdono malamente Salvini e la Lega (Nord è stato perso da tempo) e il PD. Inaspettato il risultato dei cinquestelle (soprattutto e non a caso al sud) che in molti di noi davano per scomparsi. Conseguenze? Salvini imbullonato alla poltrona di segretario retta dai suoi fedelissimi nonostante i tormenti di una base da anni inascoltata. In particolare in Veneto come sempre ancella di Roma e di Milano. Un condottiero ci sarebbe da tempo ma è in atto da anni una mutazione da Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore a Re Tentenna. Il PD continua a fare il PD: dire che sono in crisi di identità è dire poco. Come annotato da qualcuno lo strettissimo campo largo dovrebbe sciogliersi in tutte le sue componenti e ricostituirsi con altra forma e sostanza. Andranno a congresso col piglio della resa dei conti, con le correnti lancia in resta e rimarranno, chiunque ne uscirà segretario al posto di Letta, perennemente a metà del guado. L’unico in grado di disegnare un orizzonte e indicare un prospettiva sarebbe Bonaccini. E proprio per questo sarà accantonato.