La prima donna presidente del consiglio dei ministri e a capo di una maggioranza parlamentare piena, nei numeri e nelle responsabilità, è un bel segnale nonostante qualche compagno di viaggio. L’elenco dei ministeri e dei ministri conferma l’andazzo: sarà un governo politico senza infingimenti. Sarà un governo di destra. Resta la sensazione che le tante opposizioni abbiano capito ancora poco di quanto successo. Il colpo assestato dalla Meloni e dal Centro Destra è da KO. Ma lo sfidante non può rinunciare a prepararsi per riconquistare la cintura. La strada è in salita e irta di ostacoli.
E finalmente ci siamo. Ci siamo carichi di aspettative, vogliosi di abbeverarci alla fonte del nuovo corso governativo. La prima donna presidente del consiglio dei ministri e a capo di una maggioranza parlamentare piena, nei numeri e nelle responsabilità, è un bel segnale. Meno qualche compagno di viaggio e la relativa, ossessiva, maniacale ricerca di un cono di luce a tutti i costi. Molto meno il nuovo Presidente della Camera imposto con la forza dei numeri e privo per storia politica personale di quella terzietà e autorevolezza che servirebbero alla terza carica dello Stato.
L’elenco dei ministeri e dei ministri conferma l’andazzo: sarà un governo politico senza infingimenti. Sarà un governo di destra. In attesa di apprezzarne o meno i provvedimenti ci restano i nomi e le prime impressioni. Sui nomi cambia poco a parte il “merito”, cosa possa significare nell’esercizio delle funzioni di indirizzo politico e amministrativo non si sa, e soprattutto il Ministero alla sovranità alimentare. Caro, vecchio Ministro dell’Agricoltura e se vogliamo alle foreste, come ti rimpiango. Poche parole ma chiare per definire un ruolo di primaria importanza considerata la vocazione agricola ed agroalimentare, e turistica al seguito delle eccellenze gastronomiche, del Belpaese.
La sovranità alimentare è un archetipo e un processo produttivo e di mercato nato decenni fa. Condivisibile in buona parte sotto il profilo ideale, di difficile attuazione, superato dalle dinamiche di mercato, talvolta inique e, restando in Unione Europea, dai limiti e dalle previsioni a cui la PAC (Politica Agricola Comune) ci destina in modo talvolta discutibile e non sempre chiaro. La sensazione è che si confonda (si voglia confondere?) col sovranismo alimentare, una sorta di autarchia produttiva e della trasformazione in cerca d’autore condita con un “prima gli italiani”. Vedremo.
Resta la sensazione che le tante opposizioni abbiano capito ancora poco di quanto successo. E come un pugile suonato continuino a calpestare il quadrato e a menare fendenti senza sapere bene contro chi e come. Il colpo assestato dalla Meloni e dal Centro Destra è da KO. Ma lo sfidante non può rinunciare a prepararsi per riconquistare la cintura. Le sinistre e pure il terzo polo dovranno innanzitutto avere ben chiaro le necessità del paese e perseguirle dai banchi della minoranza come fosse un programma di governo. Allo stesso tempo imboccare e animare un confronto politico e culturale orientato al futuro per essere nuovamente coesi e competitivi. Nessuna operazione di facciata o rivolta al passato, senza rinunciare alla propria storia, potrà restituire agli oppositori uno status di alternativa vera e credibile. La strada è in salita e irta di ostacoli.