“La memoria, la curiosità, la passione, l’istruzione e la cultura ci salveranno”


alle prossime elezioni.
Uno statista guarda
alle prossime generazioni"


— politica e cultura —
La politica è da sempre una grande passione e un grande interesse che pratico al pari del giornalismo. L’attenzione per la storia e la filosofia mi ha spinto a coltivare l’impegno individuale e collettivo nelle amministrazioni, nei partiti, con curiosità e senso civico. L’identità politica, in una prospettiva di medio se non lungo periodo, coincide con l’individuazione di un luogo, di un’idea, una pulsione morale da condividere tendendo all’emancipazione culturale e al progresso dell’umanità.


Con la scomparsa della guerra fredda, l’implosione dell’Unione Sovietica, la globalizzazione dell’economia, l’avvento di internet e della digitalizzazione diffusa, la morte dei partiti come luogo di confronto e partecipazione e sedimentazione di un pensiero forte, identitario, da esprimere nelle istituzioni e nelle sedi decisionali amministrative, i processi politici si sono ridotti a strumenti di comunicazione e marketing, spesso “mordi e fuggi”, finalizzati alla sola costruzione del consenso elettorale. E la politica è finita per diventare strumento di lusinga per la soddisfazione di interessi individuali di arrivisti rampanti e senza scrupoli, avventurieri senza una storia e senza un futuro privi, spesso, di tensione morale e ideologica. Lo chiamano pragmatismo così come chiamano “pugnette” la propensione e la ricerca del dialogo, dell’approfondimento e del confronto di chi non intende ridursi alla politica del sondaggio, del pareggio di bilancio, della pancia da grattare, del populismo immediato e per questo pericoloso.
Credo che la memoria, la curiosità, l’istruzione e la cultura ci salveranno. Le azioni e le determinazioni dei cittadini e dei popoli sono conseguenze se c’è un idea laica e generale di bene da assecondare. Dopo anni di fatiche ho capito che la dimensione europea e la dimensione regionale sono i luoghi amministrativi deputati a dare un ruolo agli italiani e ai veneti (ma anche ai lombardi, i siciliani, i liguri…) nel mondo. E che per questo il cattolicesimo democratico e liberale che da decenni fatica a trovare un erede credibile e tutto d’un pezzo di una DC mai troppo compianta, oltre gli errori e le colpe di cui si è macchiata, possa trovare nel Ppe (Partito Popolare Europeo) un approdo solido e di prospettiva a cui tendere. L’Europa, la cittadinanza europea e la dimensione regionale come insieme di storia, cultura, tradizioni da presidiare e salvaguardare con generosità, sono state le basi di un percorso che oltre dieci anni fa porto qualche “avvenuriero” a fondare “Veneto per il Ppe”. Da un’idea di Giorgio Carollo e di qualche amico ed eletto, la convinzione che li si doveva andare. La sintesi di un percorso da imboccare con impegno, spirito di sacrificio. Idea forte, ancora attuale, nonostante, alla luce di come poi siano andate le cose, i tempi non fossero maturi. E gli amici, qualche amico, non così lungimirante, ma neppure amico se ne siano dimenticati troppo presto.
Il Popolare sarà un blog, un luogo di informazione, di confronto e pensiero, un salotto per chi ritenesse di non arrendersi all’apatia culturale, al populismo spiccio, al pensiero debole e miope. E il popolarismo europeo e regionale saranno i binari, le convergenze parallele dove far marciare un treno di idee e di emancipazione.