Gianluigi Naletto, Vice Sindaco di un comune che con la recente, prematura scomparsa del compianto Sindaco Alberto Polo andrà alle elezioni la prossima primavera, racconta la sua Dolo (Ve). Anni di impegno in politica e da amministratore comunale. Uno sguardo al contesto politico locale e generale. Un richiamo al civismo e al volontariato.

Anche Dolo (Ve) sarà parte della prossima tornata elettorale amministrativa nonostante le elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale si siano svolte nel 2020. La prematura scomparsa del compianto Sindaco Alberto Polo, giovane preparato ed esperto, affabile ed incline alla moderazione nel suo incedere politico ed amministrativo, ha lasciato i suoi concittadini e tutta la Riviera del Brenta nello sconforto. Il Vice Sindaco Gianluigi Naletto ha preso il timone dell’Amministrazione Comunale dolese che guiderà da Sindaco pro tempore fino alla prossima primavera. “Un onere ed un onore che mai avrei pensato di esercitare in questo modo. Con Alberto abbiamo condiviso anni di Giunta e di Consiglio Comunale. Anni di politica ed impegno nel sociale e nel volontariato. Mai avrei pensato che il legame politico con la sua squadra e quello affettivo con i suoi cittadini potesse interrompersi così. Adesso dobbiamo guardare avanti e rimboccarci tutti le maniche facendoci forza del suo ricordo, della sua testimonianza e dei suoi insegnamenti costantemente volti allo spirito di servizio. Sarà sempre un punto di riferimento e faremo onore alla sua memoria dando seguito al percorso che insieme abbiamo tracciato negli anni con coesione, senso di responsabilità e spirito di appartenenza alla comunità dolese soprattutto in questi anni di pandemia”.
Che Dolo troviamo adesso?
Dolo con le sue frazioni non ha mai perso il suo ruolo di fulcro, di punto di riferimento per l’intera Riviera del Brenta. È rimasta la cittadina dei servizi, del centro storico e delle botteghe, sede dell’ospedale di riferimento, del polo sportivo e di un distretto scolastico superiore invidiabile. Il tessuto economico è provato dalla situazione generale ma quello culturale, sportivo e sociale resta vivace e ancora pieno di energia. Il compito degli amministratori è sempre stato quello di incanalare le risorse al servizio della comunità e dell’interesse generale. Così abbiamo fatto in questi anni e così si continuerà a fare. Certo oggi è tutto più complesso a volte caotico. Il dinamismo che i nuovi mezzi di comunicazione hanno imposto al lavoro e alla quotidianità e di riflesso alla gestione degli enti locali e delle amministrazioni in genere, è una risorsa, spesso una fatica, ma talvolta pure un limite. Si fa fatica a volte a darsi il tempo di confrontarsi con gli altri, riflettere, pazientare per prendere decisioni radicate e solide. Cambiano i paradigmi nel lavoro, nella socialità e pure nella famiglia. È un discorso generale, un quadro ancora complesso da interpretare e in divenire e del quale tenere conto. Sembra alto e lontano e invece impatta fortemente sul modello di società che andremo a costruire anche a livello di piccoli comuni. Penso allora che la buona politica di territorio debba favorire la socialità, il confronto, il senso civico riscoprendo la nostra storia, le nostre vocazioni e le nostre radici culturali e religiose. E sprigionare tutte le energie presenti, in particolare quelle dei più giovani a volte preda di smarrimento, perché ci sia progresso diffuso, non solo sviluppo. Il tutto senza perdere di vista il contesto generale, rivierasco, veneziano, veneto e nazionale anche da un punto di vista politico.
Dolo e la Riviera del Brenta?
Intanto bisogna avere chiari gli obiettivi. Un Comune da solo fa poco mentre il contesto generale va inquadrato in una scala più ampia sviluppando sinergie tra amministrazioni con uno sguardo lungo. Diversamente rischieremo noi e tutti gli enti locali di ridurci a distributori di sussidi e permessi, per quanto di competenza. Penso all’Unione dei Comuni di cui siamo parte che deve essere una risorsa e lo è stata e continuerà ad esserla nel momento in cui abbiamo tutti ben chiaro che non si amministra solo con la logica dei tagli ma favorendo progetti destinati a migliorare l’erogazione dei servizi. Riviera del Brenta è turismo e ristorazione di prim’ordine, stagioni culturali e teatrali importanti e riconosciute, patrimonio artistico, architettonico, museale nominato in tutto il mondo; è artigianato e commercio di vicinato di qualità; è agricoltura e produzione vitivinicola; è distretto calzaturiero di rilievo mondiale. È una stupenda, maestosa porta d’accesso sulla nostra Venezia con la quale dovremmo integrarci di più e meglio anche per il tramite della Città Metropolitana. Ripeto, bisogna avere presente il contesto storico, politico e territoriale locale e globale. E fare squadra col sale in zucca. Penso alla programmazione dell’edilizia scolastica e dell’offerta formativa come aspetti che debbano guardare avanti per formare, anche sulle nostre caratteristiche e vocazioni territoriali, dei cittadini preparati e professionalità adeguate.
Si candiderà alle prossime elezioni?
Ho sempre pensato alla politica con spirito di servizio come luogo di ascolto, confronto, di emancipazione sociale, culturale e valoriale. Ambivo a fare l’amministratore e lo sto facendo. Certamente vorrei continuare a dare il mio contributo a Dolo e ai dolesi insieme al gruppo di amici con il quale da anni lavoriamo ad un progetto di città generativa e gentile, raccogliendo e proseguendo l’eredità politica e culturale lasciataci da Alberto.
Come vede il quadro politico generale?
Condivido lo scenario delineato recentemente dal professor Sabino Cassese: indebolimento dei partiti come organizzazioni sociali, deperimento del Parlamento, respiro corto della programmazione politica in ogni ambito del vivere civile. Per un cattolico impegnato in politica è difficile a volte assistere al quadro nazionale ridotta a teatro di scontro, talvolta superficiale, preda di personalismi e autoreferenzialità. Se guardo ai giganti della nostra storia repubblicana a sentire certe prese di posizione si viene assaliti dallo sconforto. Se è vero che la politica è lo specchio della società, alzando lo sguardo si ammirano però anche testimonianze di autentico civismo, vera solidarietà, attenzione al pensare e all’agire di tutti.
Su quali direttrici intervenire?
È la domanda che spesso sento mia e alla quale guardo a due direzioni grandi d’intervento: la formazione all’impegno socio-politico e l’evoluzione dell’attuale sistema elettorale. Due importanti ambiti d’investimento che potrebbero portare energia e rappresentanza nuova al Paese, attraverso la preparazione di una nuova classe dirigente e ad una evoluzione del sistema elettorale. Insomma, bisogna ritornare a qualificare la politica e le istituzioni e non lasciare spazio alla sola economia, delegando addirittura alla stessa la dettatura delle regole del gioco e dei tempi, il disegno organizzativo dei compiti e delle responsabilità del Paese. Ad aiutarci c’è la Costituzione intesa non come compromesso ma come “felice convergenza di posizioni” (Aldo Moro) rispetto alla cultura cattolica, la tradizione liberale e l’esperienza socialista. È tempo di coglierne tutta la sua ricchezza di pensiero, idealità e riflessioni ancora inespresse.