Sebastiano Rumor, titolare con la moglie Francesca dell’omonima macelleria in quel di Biadene, frazione di Montebelluna (TV), non ha mai avuto dubbi. Durante il periodo di lockdown, dopo un’attenta analisi, ha deciso che era troppo complesso e, per questo, ha preferito tenere aperta la bottega con tutte le limitazioni del caso, dagli ingressi contingentati alla mascherina e al gel per la disinfezione delle mani.
«Dopo i primi giorni di smarrimento generale — ricorda Sebastiano — i clienti si sono organizzati e sono venuti in negozio a comperare, aspettando all’esterno il proprio turno, tanto quanto facevano prima e forse anche di più. Non posso dire di aver risentito economicamente della pandemia».
E adesso che le maglie si sono un po’ allentate e tra zone bianche e vaccinazione i livelli di sicurezza sembrano aumentare, si pianifica il futuro con rinnovato ottimismo.
«Io sono nato e cresciuto a Venezia dove mio padre Angelo dal 1971 ha gestito una macelleria poi trasferita a Mestre. Ho sempre lavorato con lui — rammenta Sebastiano — fino a quando non mi sono sposato e trasferito a Montebelluna per fare prima il macellaio in una catena di supermercati e poi, diciassette anni fa, in una bottega di proprietà che ho aperto ad Alano di Piave (BL). Ricordo bene la clientela tipo che frequentava la macelleria di mio padre tra gli anni Settanta ed Ottanta. Erano per lo più massaie che si occupavano rigorosamente di casa e famiglia e acquistavano lo stretto necessario per la giornata, al massimo qualcosa di più per l’arrosto e il bollito del fine settimana.
Vederle fare la spesa erano veramente distillati di economia domestica. C’era più fiducia nel macellaio che cercava di assecondare le richieste del cliente sia in termini di qualità che di prezzo. E c’era più abitudine a consumare anche i tagli meno nobili e il quinto quarto del bovino».
Dieci anni fa l’apertura della macelleria di Biadene dove sono impiegati marito, moglie e due collaboratori tra i quali il figlio Luca. Di futura somministrazione di cibi e bevande non si parla, ma la scelta di vini e birre artigianali e la selezione di formaggi, soprattutto locali, elenca referenze interessanti che mediamente non si trovano nella distribuzione organizzata. «In ogni caso — puntualizza Sebastiano — abbiamo una cucina dove prepariamo alcune specialità cotte oltre a predisporre un buon numero di prodotti prontocuoci.
Tra i cotti vanno molto le lasagne, la porchetta e la carne cotta a bassa temperatura e messa sotto vuoto. Inoltre, facciamo noi i würstel e le salsicce. Ci piacerebbe aggiungere qualche referenza sul prontocuoci, ma non arriveremo mai ad aprire una ristomacelleria.
La clientela è cambiata e sempre di più arriva, sceglie rapidamente tra i prontocuoci e scappa via».
Per quanto riguarda le carni, la selezione è personale. «I bovini — conclude Rumor — vado a sceglierli direttamente io nelle stalle di piccoli allevatori locali, oppure mi avvalgo della Cooperativa di Volpago (TV). Tratto tutte razze francesi come la Charolaise e la Limousine e mi piace molto la Garronese. Da piccoli allevatori locali prendo il pollame, mentre il suino padano pesante lo acquisto sempre dalla Cooperativa di Volpago. Il bovino vale il 60% del venduto, il 20% circa sia il suino che l’avicolo».