L’angoscia di questi anni non è più legata al timore dell’astensionismo acritico dal voto, dalla partecipazione, dalla politica, dal conflitto sociale in tutto il mondo. Preoccupa il vuoto a cui ci siamo ridotti e abituati, aggravato dalla memoria del pesce rosso. “Il Nulla dilaga”, come disse Gmork ad Atreyu.
Ne Dio, ne Patria. Ne Repubblica, ne Monarchia. Nichilismo, Anarchismo e Ateismo sono le espressioni diverse di un Relativismo cosmico che oggi, diversamente da allora, non punta al Caos ma all’Apatia. Non è atarassia intesa come imperturbabilità che il saggio raggiunge una volta libero, affrancato dalle passioni. È indolenza, torpore. Dall’internazionale socialista al turbocapitalismo fino alla globalizzazione, si partiva da un archetipo di mondo fosse anche società degli interessi e dei consumi. Si attingeva dal mondo delle idee, illuminate per i credenti dallo Spirito Santo. Dal Pensiero al Contro Pensiero… all’assenza ostentata e irreversibile di pensiero. A questo ci siamo ridotti.
L’angoscia di questi anni non è più legata al timore dell’astensionismo acritico dal voto, dalla partecipazione, dalla politica, dal conflitto sociale in tutto il mondo. È il vuoto a cui ci siamo ridotti e abituati, aggravato dalla memoria del pesce rosso che affligge la nostra società, libro curioso di Bruno Patino di cui ho scritto qualche tempo fa https://gianomarbison.com/la-memoria-del-pesce-rosso/.
E pensare che per capire il declino della nostra società bastava guardare quarant’anni fa il film “La Storia Infinita” e farsi carico delle preoccupazioni di Atreyu. “Perché Fantasia muore? Gmork: Perché la gente ha rinunciato a sperare. E dimentica i propri sogni. Così il Nulla dilaga”. Ecco, il nulla dilaga come apatia, come torpore, come indolenza. Può esistere una politica in grado di interpretare questa deriva? Quali domande dovrebbe porsi la classe dirigente a qualsiasi livello? Ma soprattutto la Politica, ma pure l’Antipolitica può cercare soluzioni? Fornire risposte?
L’altra faccia della medaglia è una dialettica statica, una logica immutabile che pretende di avere tutte le risposte riempiendo tutti gli spazi di pensiero, di analisi e di sintesi. Tesi e antitesi immanenti, immutabili, inconfutabili, indiscutibili come un cassetto pieno che non si può né svuotare un po’ né riempire di più. Non abbiamo solo perso l’abitudine a mettere e rimettere in discussione modelli organizzativi e di pensiero che i più non conoscono, non capiscono, non considerano. Abbiamo smarrito la convinzione che si possa fare e che farlo non sia necessariamente uno sterile esercizio di onanismo intellettuale. È il nulla che preoccupa! Il vuoto! L’apatia! L’astensionismo dal voto ne è solo un riflesso.
È un problema di offerta dicono gli analisti. E certamente la classe dirigente da troppi anni si è chiusa nella torre d’avorio celebrandosi con un’autoreferenzialità lontana dal tempo e dallo spazio. Lontana dalla gente, dai problemi, dal lavoro, dalla quotidianità. Ma può l’offerta essere cercata con processi indagatori di mercato così come si fa e si potrebbe fare per qualsiasi prodotto commerciale da promuovere e piazzare? Il consenso da intercettare e costruire può essere il risultato di un sondaggio e di una corretta operazione di marketing e comunicazione? Fosse così varrebbe sempre tutto e il contrario di tutto come la dialettica di troppi politici attenti ai like ci ha abituato in questi anni. Beh, il problema adesso è diverso. Abbiamo costruito il Nulla, il Vuoto, l’Apatia e li, soddisfatti i primari, altri bisogni non ci sono. Bisogna riconoscere il Nulla, affrontare il Nulla, sconfiggere il Nulla.