Agosto 2017 – Allevamento di selvaggina suona come un ossimoro, una contraddizione in termini. Difficile essere pollo da batteria e selvatico insieme. Ma per Paolo Piovesan, ingrassatore di fagiani, starne, pernici e quaglie in quel di Albaredo (Tv) le due categorie possono coesistere. Anzi, sono consequenziali disponendo di voliere imponenti lunghe centinaia di metri e alte sei metri, usciti dalle quali, dopo centocinquanta giorni circa, i volatili sono per lo più liberati nei diversi ambiti territoriali di caccia individuati ai sensi della legge 157 del 1992. Pennuti da ripopolamento faunistico destinati a cacciagione per i quali i clienti principali sono i comprensori alpini, gli ATC (Ambienti Territoriali di Caccia) di pianura e di collina e le aziende faunistiche ed agrituristiche venatorie. La mission aziendale? “Espandere il mercato – sottolinea Piovesan – facendo conoscere il più possibile la cura e la qualità usati nell’allevamento dell’animale. E far comprendere che la bontà della carne ne è diretta conseguenza ed è il risultato di un lungo processo che un allevamento intensivo, con queste specie, non potrebbe replicare”. L’allevamento funziona da quasi vent’anni. “Ho iniziato a diciott’anni un hobby che poi, pian piano, si è trasformato in occupazione. Ma allevare mille fagiani all’anno com’ero arrivato a fare a tempo perso non poteva più essere un hobby”. E pensare che tutto è iniziato da bambino grazie al prozio imprigionato in Sicilia durante la seconda guerra mondiale e poi deportato alle Hawaii. “Alla mia richiesta di tenere dei merli in gabbia mi rispondeva sempre che in gabbia c’era già stato lui dissuadendomi da una curiosità forte che nutrivo. Nonostante la riluttanza una volta mi regalò un cucciolo di quaglia che mi morì dopo 3 giorni. Non volli più saperne di uccelli in gabbia tanto ne soffrii. Tuttavia, vivendo in campagna, negli appezzamenti coltivati a seminativo vedevo sempre dei fagiani liberi. Uccelli bellissimi e l’idea di allevarli, nel tempo, ha avuto la meglio”. Ed è così che Paolo Piovesan ha iniziato con una coppia di fagiani e poi 50 e poi 100 e avanti fino al 1997 quando dopo una breve esperienza lavorativa vicino ad un allevamento simile al suo attuale, ha avviato l’azienda e costruito le voliere. “Per i fagiani seguiamo il ciclo completo dall’uovo ai pulcini fino all’animale pronto, dopo centocinquanta giorni circa. Per gli altri volatili o compro svezzato e ingrasso o compro adulto. A differenza degli allevamenti di polli o tacchini qui non ci sono certezze. Un anno – evidenza Piovesan – il mercato tira e chiede più di quanto si è in grado di fornire e l’anno dopo è tutto bloccato. E poi la stagionalità e molto più specifica e determinata”. Il novanta per cento dei volatili allevati, tra i 15 e i 18 mila all’anno, sono fagiani che mangiano frumento (non grano che li appesantirebbe) e mangime per integrare e completare l’alimentazione. “E siccome non esistono macelli attrezzati per l’abbattimento della selvaggina se non i pochi in dotazione degli agriturismi autorizzati è difficile pensare a un allevamento mirato al consumo nella ristorazione. Anche perché la carne di fagiano è tendenzialmente stopposa, difficile da cucinare e valorizzare se non in umido. Il discorso macellazione e produzione di carne da consumo è talmente residuale che non sono interessato a valutarlo come mercato. Un pollo si mangia in cinque, sei persone. Un fagiano tre quattro al massimo. Un pollo lo si ingrassa pronto per essere macellato in tre mesi, per un fagiano ce ne vogliono almeno cinque. E senza contare la delicatezza in fase di allevamento. La starna, ad esempio, è difficile da ingrassare perché più cagionevole di salute, con problematiche, in particolare alle vie respiratorie. Al massimo per l’immediato futuro vorrei disporre di un operaio per aumentare i numeri attuali”. Tra i volatili allevati troviamo il fagiano mongolia i cui maschi presentano un evidente collare bianco, copritrici alari biancastre, groppone rossiccio con riflessi verdastri e colorazione complessivamente appariscente. La colorazione delle femmine risulta più chiara. E’ un fagiano snello, abituato a vivere in zone aperte e a reagire al pericolo con il volo. E’ in genere utilizzato a scopo venatorio e può essere considerato idoneo per aziende agroturistico venatorie. Il fagiano americano è riconoscibile dal dorso celestino e dal piumaggio meno rosso del mongolia. E’ pedinatore e scattante ed è essenzialmente un fagiano confezionato per le esigenze del cacciatore. Le starne sono piccoli uccelli appartenenti all’ordine dei galliformi. Frequentano habitat piuttosto diversificati, che spaziano tra colline e pianure. È abitante usuale delle distese coltivate, delle zone agricole utilizzate in modo tradizionale. Tra aprile e maggio avviene la nidificazione. Il nido è costruito al margine di boschi o campi coltivati, in una buca scavata nel terreno, messa al riparo da cespugli e ben foderata da erba secca. Le quaglie hanno dimensioni molto ridotte. Amano pascolare a terra tra la vegetazione alla ricerca di insetti. Per ogni covata vengono deposte dalle 7 alle 12 uova che si schiudono dopo una ventina di giorni. La pernice rossa ha corpo tozzo e compatto e può misurare mediamente circa 33-35 cm. Può somigliare molto alla starna soprattutto per il piumaggio giovanile e per gli habitat che predilige. A differenza della starna la pernice rossa è in genere meno legata alle colture cerealicole probabilmente perché nella propria dieta include germogli, semi, frutti selvatici, erbe, soprattutto in primavera, insetti e altri piccoli animali invertebrati. Il nido viene solitamente predisposto in una depressione del terreno al margine di boschi o comunque di zone ricoperte da cespugli e la cova, che si verifica in genere una volta l’anno, dura circa ventiquattro giorni; i pulcini lasciano il nido poco dopo la nascita e sono già in grado di volare dopo pochi giorni di età.