Un vino frutto di una lunga avventura enologica nato dall’amicizia dei Vignaioli della Valle dei Laghi, piccola vallata appena sopra Riva del Garda in prossimità del lago di Toblino e di Santa Massenza.
Il Reboro. è un vino che si regge su tre gambe: il vitigno rebo, l’esperienza decennale dei produttori della Valle dei Laghi sulle tecniche di appassimento e l’Ora del Garda, quel vento che dal lago soffia tutti i giorni e risulta determinante per asciugare e accompagnare le uve sulle arele. È un vino frutto di una lunga avventura enologica nato dall’amicizia dei Vignaioli della Valle dei Laghi, piccola vallata appena sopra Riva del Garda in prossimità del lago di Toblino e di Santa Massenza. In questo territorio a fine ‘800 nasce Rebo Rigotti (dal tedesco Rebe, vite), che diventerà agronomo e genetista. Negli anni ’50, da un errore durante l’incrocio di vitigni nell’Istituto di San Michele all’Adige, Rigotti dà vita a un incrocio tra il Merlot e una delle varietà principi del Trentino come il Teroldego: ne nasce un’uva resistente, dai sentori intensi e verticali, perfetta per essere appassita sulle arele utilizzate per la Nosiola. Per anni dimenticato, il Rebo viene recuperato negli anni Duemila e dà vita al Reboro: vino rosso ottenuto dai vigneti migliori, i cui grappoli raccolti a piena maturazione sono lasciati appassire fino a novembre. Dopo la vinificazione matura per tre anni in botti di rovere. Un processo lento, che dona un vino morbido ed elegante, dal grande potenziale di invecchiamento. Vino importante con profumo intenso, gusto molto pieno e morbido e lunga persistenza.
Il marchio Reboro, registrato a nome dell’Associazione Vignaioli del Vino Santo Trentino, può essere utilizzato solo dai soci dell’Associazione stessa, con l’impegno di seguire, tra le altre, le seguenti indicazioni:
Varietà utilizzate: minimo 85% Rebo; Il 100% delle uve devono essere appassite naturalmente in fruttaio per un periodo minimo di 40 giorni; alcool minimo naturale 15%; prima di essere messo in commercio il Reboro deve affinare almeno tre anni in botti di legno e un ulteriore anno in bottiglia; la zona di produzione delle uve è limitata ai territori della Valle dei Laghi e dell’Alto Garda; l’appassimento, la lavorazione delle uve e l’imbottigliamento devono essere svolti esclusivamente nel territorio dei Comuni di Madruzzo, Vallelaghi e Cavedine; il Reboro può essere imbottigliato solo nell’apposita bottiglia marchiata, chiusa con cera lacca rossa.
Una recente degustazione, parte di un’iniziativa annuale che l’Associazione organizza per promuovere il Reboro, ha messo assieme il Reboro con il Buttafuoco Storico Doc dell’Oltrepò Pavese.
Il Buttafuoco Storico DOC. Il 7 febbraio del 1996 nasce il club del Buttafuoco Storico dall’unione di undici giovani viticoltori. Oggi i produttori di Buttafuoco Storico sono 17 e l’intento è quello di collaborare nella produzione, tutela e valorizzazione di un vino di alto livello, le cui regole di produzione sono più severe della DOC Buttafuoco. Le uve provengono da una zona storica e vocata, con pratiche colturali attente e l’utilizzo di sole varietà autoctone del territorio, oltre ad un affinamento di minimo 12 mesi in botti di rovere e poi in bottiglia storica almeno 6 mesi. Il vino che ne nasce è caldo e perfettamente equilibrato, dai profumi di fiori freschi a cui si aggiungono note speziate e piacevoli note di cioccolato, amaretto e vaniglia.
Il Vino Santo Trentino
Il Vino Santo può essere considerato un “vino corale”, un patrimonio di esperienze cui generazioni e generazioni di vignaioli hanno dato il loro contributo. Le prime testimonianze storiche di questa tradizione risalgono al Cinquecento, quando cominciano ad essere citati dei vini bianchi dolci, veri e propri progenitori del Vino Santo. Già in un documento del 1508, fra i beni che vengono pagati ogni anno dal capitano di Castel Toblino al principe vescovo di Trento, si citano “sei palustri di vino bianco dolce”; il Mariani, storico del Concilio, parlando del banchetto offerto il 25 luglio 1546 dal cardinale di Trento parla di “vini squisitissimi, bianchi, rossi e rosati dei colli di Trento e vini dolci di Santa Massenza”.
Le due guerre mondiali segnano un momento di crisi: molte cantine sono costrette a chiudere o a ridimensionare la produzione sia per i danni causati dalle vicende belliche sia per l’incipiente concorrenza di vini dolci prodotti industrialmente con tecniche veloci ed economiche. Nel secondo dopoguerra, la produzione viene quasi sospesa. Solo negli anni sessanta, con uno scatto di orgoglio in nome di un’eredità vissuta come elemento identitario di un’intera comunità, un piccolo gruppo di vignaioli rilancia l’appassimento delle uve Nosiola. È una rinascita non facile, ma sorretta dalla convinzione di vignaioli decisi a restituire prestigio ad un prodotto indissolubilmente legato alla Valle dei Laghi.
All’origine di questo piccolo capolavoro prodotto in Valle dei Laghi c’è un’uva a bacca bianca, autoctona, la Nosiola. Raccolti con cura, per non schiacciarne gli acini, i grappoli di Nosiola vengono portati negli appassitoi dove riposano fino alla settimana Santa. Qui vengono distesi sulle arele, i graticci, un tempo con fondo in canne, oggi con rete metallica dalle maglie più o meno fitte, dove prende avvio il processo di appassimento che ne riduce il peso di oltre un terzo. Responsabile principale del fenomeno è la botrytis cinerea, una “muffa nobile”, che si sviluppa sugli acini provocando la dispersione dell’acqua e la concentrazione degli zuccheri. L’attività della Botrytis è favorita da particolari condizioni di temperatura e ventilazione che in Valle dei Laghi trovano un perfetto equilibrio: l’Ora del Garda, il vento pomeridiano che spira dal lago verso l’interno e il microclima temperato, dovuto alla configurazione della valle e alla presenza di tanti piccoli specchi d’acqua, offrono un contributo importante all’attività della muffa.
Durante la Settimana Santa, da cui probabilmente il nome del vino, le uve così appassite vengono sottoposte alla spremitura. Si ottiene pochissimo mosto; la fermentazione, molto lenta, si interrompe naturalmente prima che tutto lo zucchero si trasformi in alcol. A questo punto ha inizio un lungo processo di invecchiamento che porta anche ad un naturale illimpidimento. Dopo almeno quattro anni dalla vendemmia – periodo minimo fissato dal disciplinare – avviene l’imbottigliamento: ma la maggior parte dei produttori attende pazientemente molto di più, minimo sette – otto anni, normalmente dieci. Una volta in bottiglia il Vino Santo può sfidare il tempo: i fortunati raccontano che anche dopo mezzo secolo una bottiglia ben conservata rimane sempre un’esperienza gratificante. Un vino quindi da dimenticare in cantina per riscoprirlo piacevolmente dopo molti anni.
Ogni anno vengono prodotti circa ottanta ettolitri di Vino Santo Trentino. Dopo più di dieci anni di lenta maturazione in botte, la bottiglia accoglie questo nobile vino dal bouquet complesso, di dolce eleganza e di straordinaria longevità: e in bottiglia può rimanere ancora per decenni, senza temere il tempo che passa. Il Vino Santo Trentino è uno dei pochi vini al mondo ad essere stato riconosciuto come Presidio Slow Food.
NOTE DI DEGUSTAZIONE:
REBO RIGOTTI – PRAVIS – IGT VIGNETI DELLE DOLOMITI – 2020

Da uve 100% rebo, i vitigni, allevati a guyot, giacciono su terreni di marna calcarea in località Le Biolche di Lasino a 500 m. di altitudine e con esposizione sud – ovest. La fermentazione avviene in acciaio a temperatura controllata, con successiva macerazione per circa tre settimane. Il vino è stato affinato in barrique di quercia e rovere per 12 mesi ed in bottiglia per ulteriori 3 mesi. È un vino rosso rubino, pronto, complessivamente fine e armonico con un naso dove svettano note vegetali e balsamiche, di frutta a bacca rossa e una leggera speziatura. In bocca è intenso e persistente con una struttura quasi robusta. Grande freschezza che annuncia buone prospettive in invecchiamento.
REBO – AZIENDA AGRICOLA GINO PEDROTTI – IGT VIGNETI DELLE DOLOMITI – 2018

Da uve 100% rebo, con vitigni allevati a guyot su terreni limosi in località Pietramurata nel Comune di Dro (Tn) ad un’altitudine di 240 m. Dopo leggero appassimento e pigiatura, la fermentazione avviene in vasche di legno per poi fare 30 mesi di affinamento in tonneax e 3 mesi almeno in bottiglia. È un vino rosso rubino pienamente armonico e maturo, robusto di corpo, lungo in bocca e con una ampia prospettiva davanti. Buona acidità. Il naso è floreale ed erbaceo, frutti a bacca nera e sottobosco.
REBORO – MAXENTIA – IGT VIGNETI DELLE DOLOMITI – 2015

Da uve 100% rebo allevate a Santa Massenza e appassite per almeno cinquanta giorni. Prima di essere imbottigliato passa 4 anni in tonneaux di rovere. Un vino rosso rubino profondo, consistente e intenso al naso: specie dolci, tabacco, cioccolato bianco, frutta e fiori appassiti, arancia rossa, balsamico. Al palato è pulito e lineare, morbido e freso, decisamente caldo. Complessivamente maturo, fine e armonico
REBORO – FRANCESCO POLI – IGT VIGNETI DELLE DOLOMITI – 2015

Uve biologiche certificate 100% rebo allevate a Santa Massenza. Appassimento di almeno 40 giorni e 3 anni di tonneaux prima di andare in bottiglia. Il coloro è rosso intenso, tendente al granato. I profumi sono di frutta matura, quasi confettura, in particolare prugna e frutti a bacca nera, agrume, fiori appassiti, spezie. Nette le note erbacee. In bocca è pieno, robusto, equilibrato e fine. Morbido e avvolgente, abbastanza tannico e fresco. Persistente e con un lungo avvenire davanti.
REBORO – GIOVANNI POLI – IGT VIGNETI DELLE DOLOMITI – 2013

Da uve 100% rebo allevate a Santa Massenza e appassite per almeno quaranta giorni. In bottiglia dopo tre anni di maturazione in tonneaux di rovere. Il colore è rosso granato vivace. Il naso è intenso e complesso di fiori secchi, confettura di frutta, spezie, fieno e tabacco, cioccolato e frutta secca, cuoio e sentori animali. In bocca è fresco e con una lieve e delicata trama tannica. È un vino maturo e fine, lungo in bocca.
REBORO – AZIENDA AGRICOLA FRATELLI PISONI – IGT VIGNETI DELLE DOLOMITI – 2011

Da uve biologiche 100% rebo allevate a guyot sui terreni calcarei di San Siro a Pergolese (Tn). Trentasei mesi in barrique di rovere francese e 12 mesi in bottiglia. Al naso svettano gli aromi terziari, terrosi, di spezie e tabacco; di marmellata di ciliegie e frutti a bacca rossa. Morbido e di buona freschezza. È un vino robusto, maturo e fine, lungo in bocca.
Abbinamento: Carni rosse e selvaggina. Soprattutto alla brace
BUTTAFUOCO STORICO VIGNA PITTURINA DOC – POGGIO REBASTI – 2016
L’azienda di Montescano (Pv) utilizza un uvaggio di croatina (45%), barbera (35%), uva rara (10%), ughetta (10%). Vigneto unico di arenaria esposto a sud – est ad un’altezza di 250 m allevato a spalliera tradizionale. Macera per 15 giorni a contatto con le bucce. E poi affina per 15 giorni in piccole botti di rovere francese, per 24 mesi in tonneaux, 12 mesi in acciaio e sosta 24 mesi in bottiglia. Il colore è rosso rubino carico e il naso è decisamente complesso: spiccano i frutti a bacca nera e i sentori terrosi, umidi, erbe aromatiche, balsamico, frutta secca e soprattutto pepe bianco. In bocca è intenso e persistente. È fine, robusto, armonico e maturo.
BUTTAFUOCO STORICO VIGNA GARLENZO DOC – GIORGI FRANCO – 2015
L’azienda di Montù Beccaria (Pv) utilizza un uvaggio di croatina (50%), barbera (35%), uva rara (10%), ughetta (5%). Vigneto unico con vigne vecchie di ottant’anni. Riposa 24 mesi in tonneaux, 12 mesi in acciaio e sosta 24 mesi in bottiglia. È un vino complessa che oltre a replicare i sentori caratteristici aggiunge aromi di stallatico, goudron e soprattutto pepe bianco
Abbinamento: Piatti di carne rosse, cacciagione e formaggi stagionati.