Con la regia di Eros Teboni e la presentazione di Martin Foradori della Tenuta J. Hofstatter, la degustazione didattica messa in scena ieri allo Yard di Verona, ha messo in luce la versatilità dei vini altoatesini. Abbinamenti curiosi, addirittura azzardati ma che nella maggior parte dei casi si sono rivelati di estrema piacevolezza. La guancetta di mailaino, patata schiacciata e rapanello in agrodolce ha sposato l’Alto Adige Sauvignon Blanc Riserva Doc Renaissance 2018 – Gump Hof – Markus Prackwieser magistralmente. Oltre ogni più rosea aspettativa.
E’ stata una mattinata curiosa dove si è parlato di una vendemmia quasi terminata in Alto Adige, ancora tutta da codificare e interpretare (l’acidità c’è, il ph pure ma gli zuccheri sono sotto la media) nonostante l’annata appaia buona come altre; di zonazione e di UGA (Unità geografiche aggiuntive) sottozone e vigne; dell’impatto del cambiamento climatico sulla viticoltura e in questo senso di terroir e di sistemi di allevamento. Ma è stato soprattutto un pranzo didattico dove gli abbinamento proposti dal buon Eros Teboni, miglior sommelier del mondo nel 2018, sono stati motivo di spunto e di riflessione oltre che di gran piacevolezza.






L’apertura con l’Alto Adige Spumante DOC Kettmeir Athesis Brut 2019 – Cantina Kettmeir da uve Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero. La vinificazione avviene separatamente con pressatura soffice delle uve e fermentazione a temperatura controllata di 14-16°C. L’affinamento avviene in acciaio inox sui lieviti per diversi mesi. Dopo il dosaggio la successiva sosta sui lieviti dura mediamente 24 mesi prima di essere sboccato e successivamente messo in commercio. Un vino giallo paglierino brillante che fa della sua acidità e sapidità ma anche di una persistenza puntigliosa, verticale, la sua cifra. Frutta e lievito delicato, al naso.

A seguire una cialda di riso/mais croccante con carne spuma di fois gras, polvere di lamponi e gelée di caffe con un Alto Adige Valle Venosta Riesling DOC 2020 – Falkenstein. Un vino che fermenta a temperatura controllata in botti grandi di legno di acacia dove rimane 10 mesi e poi per altri 12 mesi in bottiglia.. Un calice di fiori bianchi e camomilla, frutta a polpa bianca ed agrume, erbaceo, e minerale come si pretende da un riesling. Un sorso lungo e intenso che in parte si è imposto sulla delicatezza e tendenza dolce del piatto.


L’ovetto cotto a bassa temperatura, spuma di cacao, brunoise di funghi porcini e crumble alle erbette di montagna si è misurato con un Alto Adige Pinot Bianco Riserva DOC Sanctissimus 2017 – Cantina San Paolo e con un Alto Adige Santa Maddalena Classico DOC Huck am Buck 2021 – Kellerei Bozen.
Sanctissimus. Le viti piantate a fine 1800 su una collina d’estrema esposizione a Missiano formano uno dei vigneti più antichi dell’Alto Adige con un’età media delle viti di 120 anni. Le uve, raccolte a mano, vengono macerate e fermentate in anfore per alcuni mesi. Il vino trova il suo naturale equilibrio in una grande botte di legno fatta di quercia di Appiano. Un bel giallo paglierino di grande complessità olfattiva, presenza di note di mela matura, pesca e albicocca con profumi speziati e di salvia. Al palato, voluminoso, succoso, e persistente; di grande beva.
Huck am Bach. Uvaggio di schiava e lagrein (5%), le uve maturano sui pendii di S. Maddalena tra i 250 e 500 m s.l.m. Le uve selezionate seguono la tradizionale vinificazione in rosso e, dopo la fermentazione, il vino affina in grandi botti di rovere per proseguire poi con l’affinamento in bottiglia. Il colore è un bel rosso intenso e l’aroma è floreale di viole e rose, frutta come la ciliegia e il lampone, mandorla. Si avverete una nota vegetale.
Entrambi gradevolissimi, si abbinano molto bene, forse l’Huck am Bach leggermente di più



Il risotto al rosmarino, fonduta di formaggio blue stilton e polvere di liquirizia è stato accompagnato da un Alto Adige Gewurztraminer Riserva DOC Brenntal 2020 – Cantina Kurtatsch e da un Alto Adige Pinot Nero Riserva DOC Vigna S. Urbano 2018 – Tenuta J. Hofstatter
Gewurztraminer – Cantina Kurtatsch. Dopo una macerazione a freddo per 3,5 ore e la fermentazione a temperatura controllata in acciaio inox eaffina e matura sulle fece fini per 12 mesi in acciaio inox, per 6 mesi in grandi botti di rovere e dopo 6 mesi in bottiglia. I sentori sono quelli classici di litchi, rose, mango e poi buccia d’arancia caramellata e lavanda ai quali si aggiungono note affumicate e di liquirizia. E’ pieno e avvolgente, equilibrato da una freschezza adeguata all’opulenza di una struttura importante. E’ un vino che acquista la piena complessità dopo una lunga maturazione in cantina e in bottiglia, per cui il prodotto viene messo sul mercato come riserva solo due anni dopo la vendemmia. Il potenziale d’invecchiamento è enorme.
Pinot Nero Riserva – Tenuta J. Hofstatter. Raccolta accuratamente a mano il 75% dell’uva che arriva in cantina viene diraspata, un altro 25% rimane intatto per la fermentazione in botte. Una giornata di macerazione a freddo a cui segue la fermentazione per circa 10 giorni. La maturazione in legno comprende due distinte fasi: la prima per circa 12 mesi in piccole botti di rovere francese e la seconda consiste in un assemblaggio delle diverse barrique in un’unica grande botte di rovere per altri 12 mesi all’incirca. Dopo l´imbottigliamento il vino affina ulteriormente in bottiglia per otto mesi nelle cantine della tenuta Barthenau. Il colore rosso rubino ne svela la concentrazione. Il bouquet si apre a poco a poco e il profumo è di amarene e lamponi con toni delicati di vaniglia finemente speziati. E’ equilibrato con un’acidità elegante, tannini ben integrati è una grande intensità. Il Barthenau Vigna S. Urbano è espressione di un Cru prestigioso collocato nel cuore dell’area vocata della tenuta Barthenau, a Mazon, dove una parte delle viti hanno oltre 55 anni di età.
Anche in questo caso ci si può divertire per quanto tra i due il Gewurztraminer sembra più affine nell’abbinamento.



La guancetta di maialino, patata schiacciata e rapanello in agrodolce si è accompagnata ad un Alto Adige Sauvignon Blanc Riserva DOC Reinassance 2018 – Gump Hof – Markus Prackwieser e ad un Alto Adige Lagrein Riserva DOC Taber 2018 – Kellerei Bozen. Piacevole l’abbinamento, emozionante con il Reinassance.
Sauvignon Blanc Riserva DOC Reinassance 2018 – Gump Hof – Markus Prackwieser. Il vegneto si trova a 550 mt circa di altitudine in Val d’Isarco. La vendemmia si svolge a fine settembre. Pressatura delicata, breve sosta sulle bucce e fermentazione in botte (tonneau). Affinamento per 12 mesi in botte (tonneau) sulla feccia grossolana poi in serbatoio d’acciaio per 1 anno sulle fecce fini. Il calice ha un colore giallo paglierino intendo. Il profilo olfattivo è fine ed elegante, decismanete intenso con profumi agrimati, di pesca bianca , di salvia . Di buona struttura, il sapore è sapido e abbastanza minelare. E’ un vino equilibrato, avvolgente, profondo.
Lagrein Riserva DOC Taber 2018 – Kellerei Bozen. Per il Lagrein Riserva Taber vengono utilizzate soltanto uve accuratamente selezionate da vigneti di oltre 80 anni su terreni caldi, alluvionali a Gries/Bolzano, 250 m s.l.m. Vendemmia tra fine settembre e metà ottobre, la fermentazione avviene in botti di legno, e l’affinamento per circa un anno in barriques francesi e botti grandi. Il colore è rosso granato scuro impenetrabile e il bouquet profuma di ciliegia e frutti di bosco maturi, violetta, eucalipto e humus, speziatura di cacao e vaniglia. Si avverete al naso, ma anche in bocca un sentore lattico, di yogurt. In bocca è intenso e persistente, morbido con un tannino elegante, fresco.



LA VOCAZIONE VITICOLA DELL’ALTO ADIGE L’Alto Adige si colloca fra l’Austria e la Svizzera, in territorio italiano, fra la cultura italiana e il mondo germanofono, tra una sana curiosità cosmopolita e l’amore per le proprie tradizioni. Come estensione, l’Alto Adige è uno dei territori vinicoli più piccoli d’Italia, ma grazie alla sua posizione geografica è anche uno dei più variegati. La viticoltura, infatti, si estende dai piedi dei massicci alpini più elevati a Nord, fino ai vigneti di un paesaggio decisamente mediterraneo a Sud. 5.000 viticoltori si dividono una superficie vitata di poco più di 5.600 ettari, distribuita nelle zone climatiche più disparate, su terreni diversi e a quote che variano fra 200 e più di 1.000 metri s.l.m. Un terroir quanto mai differenziato fa sì che tanti vitigni trovino condizioni di crescita ideali. L’Alto Adige ha una vocazione naturale e millenaria a produrre vini. Vignaioli indipendenti, cooperative e tenute, da decenni raggiungono grandi risultati anche grazie al contributo, da sempre tutelato e salvaguardato, che proviene da piccole strutture a conduzione familiare. Insieme, ma lasciando a ciascuno la propria impronta, perseguono l’obiettivo dichiarato di proteggere la natura, tutelare le tradizioni, salvaguardare il territorio inteso come fattore identitario e patrimonio comune e guardano al futuro in un’ottica di sostenibilità ambientale per le future generazioni. Ne risultano vini le cui note incarnano questi valori che da sempre rappresentano la firma stilistica del marchio “Vini Alto Adige”. Una svolta importante per la produzione vinicola dell’Alto Adige giunse nel 1970 e nel 1975 con l’introduzione delle denominazioni d’origine DOC “Lago di Caldaro” e “Alto Adige”, che da quel momento tutelarono la coltivazione, vinificazione e distribuzione dei vini altoatesini, stabilendo norme ancora più severe e prevedendo verifiche mirate di qualità. Oggi, il 98,8% di tutta la superficie vitata dell’Alto Adige è soggetta al disciplinare DOC, ed è la percentuale più alta fra tutte le regioni italiane. Dal 1980, i vini dell’Alto Adige hanno imboccato una fase di profondo rilancio che non si è mai arrestata fino ad oggi, e il merito va a una serie di vignaioli animati da grande coraggio e lungimiranza, che scelsero con coerenza la strategia dell’innovazione qualitativa: la vinificazione delle uve per vigneto, la riduzione drastica delle rese e l’adozione di tecniche e metodologie d’avanguardia hanno prodotto un salto di qualità sorprendente. Dal 2007, tutti i soggetti che ruotano intorno al mondo del vino in Alto Adige si sono organizzati nel Consorzio Vini Alto Adige. Da quel momento, partendo dal mercato italiano il Consorzio ha aperto la strada allo sbocco su molti nuovi mercati internazionali. Negli ultimi anni, grazie all’introduzione nel 2014 della menzione “vigna”, riservata ai vigneti storici, la denominazione d’origine è diventata ancora più rilevante. Per poter beneficiare di quest’appellativo, le parcelle fondiarie devono avere caratteristiche omogenee per sistema d’allevamento, età delle viti, densità d’impianto e vitigno coltivato, e le loro uve vanno vendemmiate e vinificate separatamente dalle altre. Ogni “vigna” prende il nome dalla toponomastica della cartografia ufficiale, e attualmente ne sono riconosciute 40, con una superficie totale di circa 60 ettari. Oltre a queste, però, si possono utilizzare per la denominazione d’origine anche le sottozone. |